Ronciglione

RonciglioneRonciglione è posto a 442 metri s.l.m., ma snodandosi in lunghezza lungo la Cassia Cimina e le pendici esterne del cratere vulcanico, va dai 405 m. (staz. Ferr.) ai 600 m. di Poggio Cavaliere. Il territorio comunale si presenta collinare e raggiunge il culmine con la cima del Monte Fogliano (963 m) a nord-ovest del paese e degrada a sud a circa 280 m il località XXX Miglia. Il suo paesaggio è ricco di verde; varia dalla zona boschiva che circonda la caldera del Lago di Vico, con faggi e querce secolari, castagni, carpini, fino ai noccioleti, che rappresentano la coltivazione preminente della zona.

La primitiva Ronciglione è collocata, come gli antichi siti della Tuscia, sopra un ciglione tufaceo, posto alla confluenza di due corsi d'acqua il Rio Vicano, emissario del Lago di Vico, e il Fosso Chianello che, dopo le colmate farnesiane del 500 ora scorre sotterraneo. Vi si aveva accesso da Porta Castello, presso Piazza dell'Olmo e da Ponte delle Tavole e Porta Pèntoma sotto la Torre-Campanile della Provvidenza. Il documento più antico in cui si trova il nome di Ronciglione, risale al 1103. Una ricerca più accurata indica nel 1045 l'anno di fondazione da parte dei Prefetti di Vico.

Ma fu con l'ascesa dei Farnese che, a partire dal 1526, Ronciglione visse il periodo di maggior sviluppo (fino al 1649), quando insieme a Castro fu Capitale del Ducato omonimo. Senza modificare l'assetto urbanistico esistente gli architetti farnesiani, seguirono precisi criteri di sviluppo tanto che oggi si possono individuare la fase medievale e quella rinascimentale e barocca. Ronciglione è l'unico esempio sopravvissuto dell'urbanistica farnesiana applicata in modo organico nel contesto di una complessa realtà urbanistica. E' sempre una delle città industriali più importanti dello Stato Pontificio. Anche sotto l'aspetto culturale Ronciglione vanta la presenza di varie accademie: Desiderosi, Cimina, Arcadico Cimina, Erculea Cimino. Nelle tipografie di questa cittadina, peraltro furono stampati la prima edizione italiana della “Secchia Rapita” del Tassoni, l'”Aminta” del Tasso , e il “Pastor Fido” del Guarini.

I Farnese provvidero a dare all'incremento edilizio della città un aspetto monumentale; chiamarono gli architetti Antonio da Sangallo, Vignola, Pietro da Cortona, i quali impiantarono a Ronciglione una sistemazione urbanistica innovativa. Fu tracciata una strada lunga 1 km che attraversava la città (oggi è la via principale): Questa strada inizia con la Chiesa di S.Maria della Pace che fu costruita su disegno del Vignola, per poi proseguire verso Porta Romana da dove si scorge il borgo medievale ed in primo piano il  Campanile di S. Maria della Provvidenza, poi seguita verso Piazza della Nave (oggi Piazza Vittorio Emanuele) dove di fronte si scorge il Palazzo della Regina, così chiamato perchè nel 1768 ospitò la Regina Carolina d'Austria di passaggio a Ronciglione diretta a Napoli per sposare Ferdinando IV di Borbone, sulla sinistra la Chiesa di San Sebastiano sec XIII. La strada prosegue in salita, chiamata Montecavallo (oggi Corso Umberto I), dove si incontrano la Chiesa di S. Maria degli angeli detta del collegio e la Chiesa della SS. Annunziata a fianco della quale parte una strada che porta alla Piazza del Comune (oggi Piazza P. di Napoli), in mezzo alla quale fu innalzata la Fontana Grande del 1566 di Antonio Gentili da Faenza, sulla destra il Palazzo Comunale e di fronte si erge il Duomo. Tutti i palazzi che si ergono sulla via principale sono ornati da stucchi.

L’intraprendenza di attività e di traffici fu il motivo per cui Papa Benedetto XIII Corsini decorò Ronciglione del titolo di Città il 28 Maggio del 1728, aggiungendo gloria e prestigio all'intensa attività che non era solamente economica. L' attività intensa di lavoro e la pace cittadina furono sconvolti dai moti antifrancesi, durante la prima Repubblica Romana del 1798-99. Il popolo insorto si oppose all'esercito straniero che in quegli anni doveva conquistare quasi tutta l'Europa. L'incendio, appiccato dalle truppe francesi del generale Valterre, divampò dal 28 al 30 luglio 1799 e distrusse 174 edifici e tutto l'archivio storico.

Un’altra attrattiva molto importante è costituita dal Lago di Vico. Posto a 510 m.s.l., è il lago più alto del Lazio, si estende per circa 12 kmq con una profondità di 50 m ed un perimetro di 18 km. Incastonato tra la folta vegetazione il lago con le sue acque sorgive è uno dei più puliti d'Italia. Dal Lago esce un emissario, il Rio Vicano che sfocia nel Tevere nei pressi di Civita Castellana, molto importante un tempo per i numerosi opifici e ferriere che sfruttavano la forza delle acque. La fauna ittica propria del Lago comprende: il luccio, coregone, persico reale, persico sole, tinca, anguilla, lattarino. Ricca è la presenza di fauna selvatica stanziale come cinghiali, lepri, volpi, falchi, istrici; migratoria come colombi, beccacce, tordi, storni, tortore ed una varietà di specie acquatiche che popolano le acque del Lago di Vico, sede di riserva naturale.

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