Sacrofano
Sacrofano è un comune di 6.866 abitanti della provincia di Roma. Il comune fa parte del Parco Regionale di Veio. Il territorio comunale comprende il Monte Musino (Monti Sabatini), alle pendici della caldera del vulcano di Sacrofano (formatasi circa 330.000 anni fa). La zona fu inizialmente parte del territorio della città etrusca di Veio (ager Veientanus), alla sua estremità settentrionale. Esisteva una rete di strade di origine etrusca, riutilizzate anche in periodo romano e vi si trovavano numerosi piccoli insediamenti etruschi, soprattutto lungo la viabilità esistente, in parte sostituiti, dopo la conquista romana da numerose ville, prevalentemente sui pendii.
Situato tra la via Cassia e la via Flaminia, il principale asse stradale del territorio fu costituito da una via che collegava la Flaminia e la strada tra la valle del Tevere e Capena, a servizio dei numerosi insediamenti agricoli.
Gran parte delle ville furono abbandonate nel V e VI secolo. Nel 780, sotto papa Adriano I, venne fondata nell'ager Veientanus la domusculta Capracorum, nella quale erano ricompresi fundi, massae et casales ("fondi agricoli, masserie e casali"), e in quest'epoca è citato anche un fundus Scrofanum. Il fondo dal 775 fece parte dei possessi della chiesa di Santa Maria in Cosmedin.
Il fenomeno dell'incastellamento, con la costruzione di fortificazioni a difesa degli insediamenti, sembra essersi verificato nella zona a partire dal X e XI secolo: nel territorio dell'attuale comune esistono tracce di piccoli siti fortificati (in località Pian di Lalla e sul Monte Musino, in origine all'incrocio della strada per Capena).
Nel 1027 il centro fortificato di Sacrofano, sorto sul percorso secondario tra Cassia e Flaminia, apparteneva alla diocesi di Selvacandida e sono menzionate per quest'epoca diverse chiese poste in Sacrofano. Nella seconda metà del XIII secolo il castello risultava essere dei prefetti di Vico, da cui passò quindi ai Savelli e ai Nardoni. Gli Orsini presero possesso del feudo di Sacrofano sotto il pontificato di Gregorio XI (1370-1377) e lo mantennero per quasi tre secoli, ad eccezione di una breve parentesi sotto i Borgia (1503-1516). Nel 1560 fu compreso nel ducato di Bracciano. Nel 1662 il possedimento venne ceduto dagli Orsini alla famiglia Chigi. Il nome originario del borgo fu Scrofano, sulla cui origine esistono diverse leggende, legate alla presenza di una scrofa, che compare nello stemma comunale. Altre leggende narrano invece che su monte musino si trovasse il trono di una dea e che quindi il nome del paese fosse "sacrum fanum". Nel 1928 il nome venne modificato nell'attuale "Sacrofano".
L'originaria rocca, situata nella parte alta dell'attuale paese, ebbe un impianto trapezoidale, con cortile interno che in origine doveva essere dotato di un torrione, con fossato difensivo verso monte, dove sorgeva il borgo, ugualmente fortificato. Alla fine del XIV secolo appartiene un torrione adiacente alla chiesa di San Giovanni, forse residenza degli Orsini al momento della presa di possesso del feudo. Nella prima metà del XV secolo vennero sistemate le strutture difensive, rivolte questa volta verso Roma e la via Flaminia: due torri rotonde furono costruite a difesa della "Porta Romana" e venne aggiunta una scarpata contro le mura preesistenti con un antistante fossato.
La chiesa di San Giovanni Battista, risalente al XII e rimaneggiata nel XV secolo (ma il titolo di "San Giovanni in Scrofano" è citato a partire dal 1027) conserva un campanile in blocchi di tufo con cornici in mattoni, risalente al XIV secolo. La chiesa presenta una pianta irregolare, con navata unica preceduta da un vestibolo e con ambulacro a destra; l'altare del 1515, in marmi colorati, conserva reliquie di san Giustino martire. Nella chiesa si conserva una campana, fusa nel 1357 e rotta e rimossa nel 1799.
La chiesa di San Biagio, risalente alla seconda metà del XV secolo, venne rimaneggiata nel XVIII secolo. Il palazzo Placidi-Serraggi, fu costruito nel 1707 in stile tardo-barocco. Nel territorio comunale si trova il sito archeologico del Monte Musino, sulla sommità del colle, che conserva resti della fortificazione medioevale, e tracce di un precedente luogo di culto, forse identificabile con il santuario delle Arae Mutiae citato da Plinio. Torna a "Comuni"
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